“Se non riusciamo a difendere la libertà del web “aperto”, rischiamo una distopia digitale di disuguaglianza radicale e abuso dei diritti. Dobbiamo agire ora“.

Con queste parole Tim Berners-Lee, creatore del “www”, lancia la sua ambiziosa idea di un contratto per il web per salvarlo dalla “deriva di abusi crescente da fermare”.

Questo contratto, che ha ricevuto il sostegno di 150 organizzazioni e aziende, tra cui Facebook, Google e Microsoft, chiama governi, aziende e cittadini favorire uno sviluppo sostenibile del web.

Ai governi viene chiesto di garantire la connessione per tutti i cittadini, attraverso la completa accessibilità alla rete, e la tutela della privacy.

Le aziende devono offrire servizi di connettività a prezzi accessibili, rispettare la privacy degli utenti, sviluppare delle tecnologie che mettano al centro e valorizzino la persona.

I cittadini, invece, vengono invitati a costruire community, diventare creatori e collaboratori attivi del web, interagendo con un linguaggio civile e rispettoso della dignità personale; devono battersi affinché il web possa perseguire i nobili scopi con cui è stato pensato.

Cenni di storia di internet

I primi progetti della rete globale hanno origine alla fine degli anni cinquanta, ma bisogna aspettare gli anni ottanta perché le tecnologie, che oggi sono alla base di internet, comincino a diffondersi il tutto il mondo. Negli anni novanta esordisce il World Wide Web e vengono pubblicati i primi siti.

Ecco le tappe principali della nascita e dello sviluppo di internet:

  • Il generale Dwight David Eisenhower intuisce la possibilità di collegare i supercalcolatori in rete e fonda Arpa nel 1957.
  • Nel 1962 lo psicologo Robert Licklider teorizza l’Intergalactic Computer Network.
  • Nel 1965 Leonard Kleinrock, Paul Baran e Donald Davies scoprono come trasmettere i dati in rete.
  • Nel 1967 Larry Roberts elabora il progetto Arpa Net.
  • Nel 1969 compaiono gli antenati degli odierni router, gli Imp (Interface Message Processor).
  • Nel 1973 gli ingegneri Vinton Cerf e Bob Kahn creano il protocollo Tcp/Ip che definisce lo standard con cui i dati viaggiano in rete. Comincerà a ad essere adottato nel 1983.
  • Nel 1986 l’Italia si connette per la prima vota con Arpanet, negli USA, grazie agli studi di alcuni tecnici pisani del Centro nazionale di calcolo elettronico, il CNUCE, capeggiati dall’ingegnere Luciano Lenzini e dall’allora direttore Stefano Trumpy.
  • Nel 1991 Tim Berners-Lee inventa il web che sarà la parte grafica e multimediale della rete.
  • Alla fine degli anni ’90 compaiono i primi siti web e si comincia a utilizzare la posta elettronica.
  • Negli anni 2000 anche i dispositivi mobile sono in grado di caricare le pagine web; viene introdotto il layout responsive, dove gli elementi della pagina vengono renderizzati in modo ottimale in base alla larghezza dello schermo. Contemporaneamente si diffondono le applicazioni smartphone e Android che comunicano coi server web per avere dati specifici.

Un bel contratto non facile da realizzarsi

La proposta di Berners-Lee è assolutamente condivisibile; mai come oggi è necessario promuovere l’accessibilità alla rete per tutti, la tutela della privacy e il rispetto per le persone. Purtroppo il contesto sociale non aiuta affatto.

Molti governi europei hanno investito parecchio per portare la banda larga in ogni parte dei rispettivi paesi; l’Italia è tra le eccezioni poiché siamo tra le ultime posizioni in Europa per digitalizzazione e connettività.

Sulla tutela della privacy non ci siamo perché molti siti delle amministrazioni pubbliche non sono sicuri, cioè sono facilmente bucabili da qualche esperto malintenzionato che vuole rubare i dati degli utenti.

Le aziende che forniscono questi servizi devono avere il loro margine di guadagno; se da una parte lo sviluppo delle tecnologie consente, in generale, di produrre di più e meglio, con meno risorse (economiche, umane, energetiche), dall’altra, quando un servizio è garantito a prezzi modici, si va a tagliare su varie voci di spesa, come il personale, i materiali utilizzati, la qualità, ecc….

Altre società fanno business quasi esclusivamente in rete e si muovono al di fuori della fiscalità e degli ordinamenti nazionali, facendo concorrenza sleale alle altre attività commerciali.

Tutelare veramente la privacy sembra non essere interesse dello stato e delle aziende. Il primo incrocia tutti i dati dei cittadini per contrastare infrazioni e reati, come l’evasione fiscale. Per le aziende i dati personali sono il nuovo petrolio perché consentono di pianificare campagne commerciali molto più mirate.

Sui social, parlando delle persone comuni, si sta affermando una cultura dell’odio, della spregiudicatezza, della sopraffazione decisamente allarmanti. I gestori di questi social hanno preso iniziative per contrastare questi comportamenti; purtroppo si dimostrano del tutto insufficienti perché è ancora troppo alta la frequenza di episodi di cyberbullismo.

Cosa possiamo fare?

Cerchiamo di concludere suggerendo alcune idee utili.

Gli stati che sono indietro devono fare grossi investimenti sulla connettività, sul digitale e sviluppare l’offerta dei servizi al cittadino online.

Sulla concorrenza sleale ci vogliono norme per superare queste iniquità nei singoli paesi, oltre alle iniziative su scala globale.

Le aziende devono essere sempre pronte a innovare i loro servizi e prodotti, venire incontro a tutte le esigenze degli utenti, fare dei contratti onesti e trasparenti.

Tuttavia, sono i cittadini che possono contribuire in modo più consistente. Ecco alcune azioni che possiamo fare tutti:

  • esprimere le nostre opinioni su qualsiasi argomento rispettando gli altri, evitare parole o frasi offensive e battute di cattivo gusto; a questo proposito quando si critica qualcuno duramente si parla di fatti e non di altro;
  • intraprendere battaglie legali contro chiunque violi i nostri diritti, ben vengano le class-action e tutte le iniziative collettive;
  • segnalare e denunciare gli haters che offendono gratuitamente le persone, soprattutto i personaggi pubblici;
  • nella scelta dell’operatore di rete orientarsi su chi offre il migliore rapporto qualità/prezzo, non esclusivamente in base al prezzo più basso.